Grazie
per avermi concesso quest'intervista! La prima domanda che mi viene
spontaneo farti è: perché Red Tweny? Ha un significato particolare?
Ciao
Maurizio e grazie a te per il tuo interessamento. Allora…perché
Red Tweny? Allora, “Red” perché un nome – ammesso che sia un
nome - più corto non c’è, perché mi ricorda il nome di Rhett (il
simpatico protagonista maschile di Via col Vento, leggi Clark Gable)
e perché il colore rosso è grandemente in contrasto con i miei
soggetti in bianco e nero. Tweny invece nasce dalla contrazione di
twenty, liberamente ispirato dalla traduzione inglese di twentytwo
(22), un numero che ricorre spesso nella mia vita, in occasioni
fortunate e sfortunate.
Da
dove nasce la tua passione per il disegno? Credi che qualche evento
in particolare ti abbia spinto in questa direzione?
Non
ricordo eventi particolari che mi hanno spinto a disegnare…mi viene
naturale da quando disegnavo sui banchi di scuola. Disegnavo con le
Bic su di loro ed i segni che oggi riproduco su grandi formati sono
più o meno gli stessi che disegnavo in piccolo sui supporti di
formica verde dei banchi; poi la signora delle pulizie nel pomeriggio
puliva tutto ed io trovavo il giorno dopo un nuovo “foglio” da
disegnare. Le ispirazioni da ragazzino non mancavano: ero un po' più
piccolo degli altri miei compagni sia fisicamente che emotivamente e
mi sentivo sempre un po' emarginato. Le tante e premature delusioni
d'amore insieme ad un'educazione familiare bacchettona e soffocante
fecero il resto: mostri e contorcimenti a go-go! Se da adolescente
amichetti e famiglia urtavano violentemente la mia sensibilità, oggi
mi faccio interprete delle sofferenze e delle aspirazioni - spesso
negate - all'animo umano. Non posso non vedere come dentro di me e
intorno a me la sofferenza ed il disagio avvolgano tutti noi, nessuno
escluso. Questo aumento del malessere dell'attuale condizione umana
mi è troppo evidente ed è in stridente contrasto con la quantità
di oggetti e cose che tutti noi possiamo disporre rispetto solo a
cinquant'anni
fa. Non so dare spiegazioni né ovviamente cure: me ne faccio solo
interprete disegnandolo.
Com'è
cambiata la tua arte nel corso del tempo? Ti ispiravi a qualcuno in
particolare agli inizi? È stato difficile approdare a uno stile
unico e personale o in qualche modo si è trattato di un processo
automatico, spontaneo?
Diciamo
che non sono stato molto costante nel tempo. Ho iniziato a disegnare
seriamente (cioè con l’intento di fare mostre e vendere i miei
lavori) tra i 19 ed i 25 anni e poi ho iniziato di nuovo – spinto
da un mio amico editore – circa 10 anni fa, all’alba dei miei 40
anni. Il mio soggetto preferito erano e rimangono i volti dove riesco
- o almeno mi sembra - di poter concentrare tutta l’essenza dei
miei umori e sensazioni. È
lì l’essenza dei miei lavori e non sentirei l’esigenza di andare
oltre. Capisco che però si rischia di essere monotoni ed ho iniziato
tre-quattro
anni fa ad intercalare ai volti anche situazioni un po’ più
complesse dove corpi e strani esseri
antropomorfi si muovono, si sdraiano, si siedono o provano a
slanciarsi rimanendo però sempre contorti o piegati in parte su se
stessi. Non è facile perché il foglio mi sembra sempre troppo
piccolo per questi soggetti, ma devo cimentarmi ogni tanto con queste
situazioni.
Per
quanto riguarda la scelta del mio stile non è stata una scelta
meditata ma si è trattato di un processo naturale. Poi nel tempo mi
sono reso conto di essere abbastanza un unicum nel quasi infinito
contesto artistico che il web ci propina e l’ho consolidato. Poi mi
sono accorto che disegnare con la china ha anche molti aspetti
pratici e positivi: è economico, non sporca e se devi spedire un tuo
pezzo lo puoi intubare e con 25 Euro lo puoi spedire con DHL fino
negli USA, impossibile con un opera ad olio.
Di
norma, quanto tempo impieghi per realizzare un disegno?
La
produzione di un mio lavoro prevede due momenti ben distinti: la
progettazione del pezzo attraverso un bozzetto a matita su un piccolo
formato A4 e la sua realizzazione con la penna a china su grande
formato (50x70 cm).
Per
il bozzetto i tempi sono variabili: posso passare una settimana a
scarabocchiare senza produrre
nulla di significativo come posso realizzarne quattro
o cinque
in un’ora. È questione
di sintonia ed ispirazione, di silenzi e luci, di casualità e
sensazioni vissute nel recente. Certo è che nel tempo ho prodotto
tanti bozzetti che tengo da parte, quindi ho in “cascina” molti
disegni da realizzare sul
grande formato, rigorosamente 50x70 cm. Una volta selezionato il
bozzetto di base procedo alla sua stesura e realizzazione con la
china (uso quasi sempre una punta da 0,3 mm). Qui i tempi sono più
precisi: circa due ore al giorno per 7 giorni, non si scampa. In
questo sono abbastanza preciso nel produrre almeno un pezzo la
settimana: lo devo e lo voglio, anche perché penso che la costanza
paghi.
So
che apprezzi molto Francis Bacon. Cosa ti affascina in particolare
della sua opera? Ci sono delle personalità letterarie che
indirettamente hanno influenzato il tuo lavoro nella costruzione di
una determinata atmosfera? Oppure, se hai l'abitudine di ascoltare la
musica mentre sei all'opera, ci sono dei brani o dei generi musicali
che ti fanno lavorare meglio?
Di
Bacon ammiro la perfetta rappresentazione del moderno malessere della
condizione umana. È sconcertante
e splendido l’uso e il drammatico accostamento di colori
assolutamente brillanti e “frivoli” con il nero delle improvvise
ed improbabili ombre. È
lampante la rappresentazione della solitudine umana raffigurata
durante momenti del viver comune in ambienti che mai penseresti di
utilizzare per un opera d’arte. I suoi volti lacerati e decomposti
comunicano innumerevoli concetti: la nostra caducità, la nostra
sofferenza, il mostro che è in tutti noi. Ma sono stati scritti
innumerevoli saggi su Bacon, ed è sciocco che io mi metta a fare la
critica. Personalmente è l’unico artista che mi dà,
ogni volta che appena lo vedo, uno stimolo a disegnare qualcosa di
nuovo. Ma devo limitarmi solo a sbirciarlo per qualche secondo per
non rischiare di rimanerne influenzato…sarebbe un guaio!!
Mentre
disegno la sera non ascolto musica ma mi sintonizzo dalle 21:00 in
poi su Focus (canale 56) nella speranza di ascoltare qualche
trasmissione sul cosmo e sulla fisica: niente di meglio per spaziare
un pò e ricordarmi quanto siamo piccoli e di passaggio. La musica mi
assorbirebbe troppo, e non riuscirei a concentrarmi abbastanza sul
disegno….non so perché ma invece le trasmissioni di Focus sono per
me l’ideale per disegnare ma nello stesso tempo pensare e
riflettere su elementi che poi in qualche modo si riflettono sui miei
disegni: notato quante spirali e orbite ci sono dentro di loro?
Per
la lettura confesso che mi sono fermato, in tenera età, alle letture
di Edgar Allan Poe; poi la vita, il lavoro, la famiglia e tutto il
resto degli impegni mi hanno impedito di coltivare questa attività:
non ho materialmente tempo per dedicarmi alla lettura di un buon
libro; non si può fare tutto nella vita !
Nei
tuoi disegni il bianco, il nero e tutti i toni del grigio vengono
usati per dare profondità a figure stralunate e distorte in torsioni
impossibili, ma sempre precise e impeccabili nella loro plasticità.
Vorrei però chiederti: ti piace anche sperimentare con il colore? Ti
risulta più difficile ottenere gli stessi effetti?
Chi
disegna o pittura non può dimenticarsi del colore, per carità, lo
so. Ma nel mio caso e con la mia tecnica vorrebbe dire rallentare
enormemente la produzione, ed io sono avido di creare il soggetto
“perfetto” che non sono ancora riuscito a produrre. Ho già
prodotto soggetti a colori con la china (che purtroppo non ho più e
non ho neanche fotografato) ma il tempo per la loro realizzazione
decuplica ed io non ho più “tempo da perdere”! Ho tra le altre
cose l’obiettivo di arrivare ad avere almeno 400/500 pezzi nella
mia galleria e dato che non amo fare pezzi che si rassomigliano o che
introducono solo qualche variazione, capisci che non posso impegnare
2 o 3 settimane per introdurre “solo” del colore ai miei pezzi
(utilizzerei sempre penne a china, non tecniche di gouache o
acquerello). In fondo poi i miei pezzi sono immediatamente
riconoscibili anche per questa caratteristica cromatica, nonostante
non mi sembra di essere l’unico che si cimenti con il B&W!
Conoscendomi so che poi tenderei a riempire tutti gli spazi con il
colore distraendo l’occhio dello spettatore dal messaggio centrale.
In ogni caso non escludo a priori il colore, ma non è ancora il
momento.
Quanta
realtà penetra nei tuoi disegni e quanta pura fantasia?
Quando
riesco a trovare il momento e la situazione ideale per buttare giù
un bozzetto la parte razionale si spegne e vado quasi in trance,
quindi mi è difficile stabilire razionalmente quanto e cosa penetra
nei miei soggetti. Diciamo 50 e 50?
Non
amo l’astratto, il surrealismo o l’iperrealismo fine a se stessi.
Mi piace solo qualcosa di questi stili e cerco sommariamente di
coniugarli. Anche in questo Bacon era – ovviamente – un maestro.
Sono
d'accordo con te quando dici che il tuo stile è estremamente
personale e riconoscibile. In questo senso, credi che l'originalità
paghi sempre o a volte ti capita di pensare che forse sarebbe più
facile accodarsi a una determinata moda, seguire vie già
consolidate, fare parte di un gruppo che si dà determinate linee
guida?
È
semplice la risposta:
fortunatamente non vivo con la vendita dei miei lavori, quindi posso
permettermi di percorrere la mia strada senza scendere a compromessi.
In ogni caso non sarebbe una soluzione con garanzia di successo
quella di accodarsi ad una determinata moda…. e poi nel caos di
oggi chi potrebbe stabilire quale è la “moda” attuale? Non
conosco e non frequento il mondo dell’arte, ma ho l’impressione
che non ci siano più mode o correnti precise come nel mondo della
moda per l’abbigliamento: ognuno si veste come gli pare e con i
colori che gli pare. Ora
l’importante è farsi interpreti del tempo che si vive e riuscire a
toccare le corde dell’osservatore. Ecco, in questo credo e voglio
essere molto alla moda, cercando di rappresentare il crudo,
spaventoso e ormai incontrollabile attuale caos sociale ed etico che
ci atterrisce e ci fa contorcere dall’ansia e dalla paura a partire
dagli Stati Uniti fino ad arrivare in Cina.
Dov'è
possibile acquistare le tue opere?
Ho
una curatrice americana che opera in Svizzera e promuove in quella
zona i miei lavori, si chiama Julie Draper
(www.drapercontemporary.com).
Per gli amici italiani invece posso fare da me (redtweny@gmail.com)!
Grazie ancora per il tuo tempo!
Grazie
a te Maurizio, onorato.
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